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Non tutti sono del tutto d'accordo su questo: ti rimando a quest'articolo
http://www.italiasociale.org/Storia_artico...ia250605-1.html
La parte su Sparta:
La tirannide stava alla disnomia come Sparta stava all’eunomia. Come abbiamo detto, quello spartano rimase a lungo un modello di stabilità e buon governo per il mondo delle poleis greche.
Platone stesso per la stesura della ‘Repubblica’ di ispirò alla comunità spartana.
L’ordinamento spartano era detto Grande Rethra, Sparta era essenzialmente una polis militare, i suoi cittadini, gli spartiati, erano tutti ugualmente sottoposti ad addestramento e disciplina militari dai 7 anni, dai 20 ai 30 dovevano vivere assieme ai commilitoni, dai 30 anni fino ai 60 erano guerrieri perfetti, pronti per la guerra e la mobilitazione. La fama militare di Sparta era nota in tutto il mondo greco; durante le guerre persiane la guida della Lega Ellenica contro i persiani fu affidata infatti a Sparta.
La Grande Rethra aveva al suo vertice i due re delle dinastie ereditarie degli Euripontidi e degli Agidi, la diarchia spartana aveva lo scopo di evitare l’eccessivo potenziarsi della carica regale ma era anche utile in casi di successione o reggenza, per cui una delle due cariche regali risultava momentaneamente indebolita. I due re erano parte della Gherusia, il consiglio degli anziani, composto da altri 28 componenti eletti a vita dopo la soglia dei 60 anni.
L’assemblea spartana era chiamata Apélla, ad essa potevano partecipare tutti i cittadini, cioè gli spartiati. Gli Efori erano cinque magistrati con compiti di controllo sull’operato dei re e da loro ricevevano giuramento mensile sulle leggi di Sparta.
Ogni spartiata conduceva vita militare e possedeva un terreno personale che veniva coltivato dagli iloti, schiavi privi di diritti, sottomessi in seguito alle guerre messeniche. Una volta all’anno gli spartani dichiaravano guerra agli iloti, perché ne temevano il grande numero e intendevano evitare rivolte e ribellioni.
La donna spartana aveva libertà sconosciute alle altre donne greche: poteva uscire di casa e partecipare alle gare atletiche; di fatto il valore della famiglia era deprezzato, lo spartiata poteva avere più donne, questo per garantire la conservazione e l’integrità del corpo civico. Gli scapoli venivano severamente puniti dalla legge spartana.
Il declino di Sparta, dopo il periodo di egemonia (404-371 A.C.), fu causato dalle molte guerre combattute dagli spartiati che ne avevano duramente assottigliate le file, fino a quando non rimasero che un migliaio di cittadini spartani, ed allora Sparta fu costretta a concedere diritti di parziale cittadinanza ai perieci, gli abitanti della Laconia sudditi di Sparta, fino ad allora considerati liberi ma senza diritti politici.
su Atene:
Atene conobbe un’istituzionalizzazione più lenta rispetto a quella spartana, attraverso le riforme di importanti uomini politici giunse alla democrazia e ad una più vasta partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Al vertice della società ateniese erano tre Arconti, l’Arconte Basileus, un Arconte con funzioni religiose e l’Arconte Eponimo (dava il nome all’anno), il più importante. Ai tre si affiancavano sei tra magistrati e tesorieri. Gli Arconti erano cariche annuali.
L’Ecclésia era l’assemblea ateniese aperta a tutti i cittadini, l’Areopago era il consiglio degli anziani.
Solone divenne Arconte nel 594-593, l’abolizione della schiavitù per debiti servì a stabilizzare il corpo civico ed a porre fine all’intollerabile stato di schiavitù di quei cittadini sottoposti ad altri ateniesi. Abolì inoltre l’ektemorato, il fatto cioè che dei proprietari di terreni pretendessero i 5/6 del raccolto da dei cittadini ridotti in condizioni di quasi schiavitù, i terreni vennero allora dati in affitto, venduti o affidati, avvenne la completa integrazione di territori e centro urbano. Erano considerati cittadini sia coloro che vivevano nella città, sia chi abitava e lavorava la campagna.
Ovviamente dalla cittadinanza erano esclusi gli schiavi, ma questi erano sempre barbari, cioè non greci. Solone inoltre istituì un tribunale popolare.
Divise la cittadinanza in quattro gruppi a seconda della ricchezza (pentakosiomedimnoi, hippies, zeugiti e teti), questo era un voluto scherno all’ordinamento draconiano al cui vertice erano collocati ‘quelli di buona nascita’.
Era sua opinione che non esistessero leggi superiori, di origine divina, a cui gli uomini dovessero accordare il proprio agire, bensì le leggi erano frutto delle necessità umana e della volontà di darsi un ordine giusto.
Clistere nel 508-507 proseguì il cammino delle riforme creando il consiglio dei 500, composto da membri delle 10 tribù di cui era composta l’Attica. Le cariche erano annuali ed elettive. Il consiglio dei 500 doveva bilanciare il potere del consiglio degli anziani.
Con Efialte (461-460) e Pericle (443-429) il processo verso la democrazia giunse pressoché a compimento, al consiglio rimasero poteri giuridici e sacrali, l’assemblea assunse poteri maggiori e di controllo, l’arcontato divenne più democratico e aperto anche alla terza classe di reddito (oplitica). Pericle definì con maggior chiarezza chi fosse cittadino ateniese: solamente chi era figlio di madre e padre ateniese era considerato cittadino, in passato era sufficiente essere figlio di un solo genitore ateniese.
Politica significa partecipazione attiva
Aristotele nella Politica dimostra di conoscere la costituzione ateniese e la definizione di cittadinanza, per lui è cittadino unicamente chi partecipa attivamente alla vita pubblica e politica, chi partecipa ai dibattiti nel consiglio e nelle magistrature.
Come vediamo, la polis, democratica o meno che fosse, chiamava cittadini unicamente coloro i quali si dimostrassero utili alla sua vita, chi insomma partecipasse attivamente alle decisioni che la comunità doveva prendere. La comunità rappresentava il bene massimo a cui il singolo era sottoposto, e così i suoi interessi.
Il Koinon era ciò che più contava nella vita politica greca.
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