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CITAZIONE L'imperatore era, molte volte, un fantoccino in balia del prefetto del pretorio Si, ma bisogna dividere in età. Questo accadde in particolare a partire dall'elezione di Pertinace (1 gennaio 193 d.C) ad imperatore romano, il quale appunto fu ucciso dal suo prefetto del pretorio, e la stessa fine fecero altri imperatori dopo di lui (non tutti nè la maggioranza però), e la situazione con Diocleziano si consolidò definitivamente. Ricordo che ci furono lunghissimi periodi, che seppur tormentati fecero grande l'impero. E mi riferisco al periodo da Augusto a Marco Aurelio, quasi due secoli.
CITAZIONE L'esercito era sempre in continua rivolta, e non era mai sufficiente per contrastare i nemici del nord, soprattutto dopo la disfatta di Teutoburgo e dopo che i cambiamenti climatici spinsero le tribù germaniche a cercare di insediarsi all'interno dell'impero, dove speravano di trovare abbandonza di viveri e sfuggire alla carestia... E la soluzione ideata dai Romani, cioè di armare i barbari stessi contro gli stesi barbari, si è rivelato un fallimento totale. Non tanto l'esercito quanto la guardia del pretorio in un primo periodo. Il fatto che non fosse sufficiente era nella consapevolezza dei generali romani che adottavano tattiche differenti di difesa, "avanzata", "di profondità" ecc... D'altronde l'impero. Al tempo dei quattro imperatori, con Costantino, c'erano qualcosa come 737.000 legionari dispiegati in ogni angolo dell'Impero e altrettanti ausiliari. Quasi un milione e mezzo di uomini, una cifra enorme eppure insufficiente. Non furono però così tanti, oscillarono mediamente attorno ai 600.000 legionari ufficiali. Il fatto di armare i barbari è stata una necessità dopo il III secolo, l'Impero romano era costretto sempre di più ad integrare i barbari, e così lo fece anche nell'esercito che si indebolì inevitabilmente in quanto era meno disciplinati, utilizzavano armi inconsuete e non così tanto efficaci come il consolidato gladio o il pilum. Tuttavia l'esercito romano fu certamente il più avanzato e di conseguenza anche potente dell'antichità, nessuno aveva una tattica, un'organizzazione, una preparazione, una disciplina pari a quella del suo esercito nei giorni di gloria (e anche non). Un esercito che comparato ad uno attuale aveva una preparazione fisica impressionante e superiore. Si trattava di camminare per, mediamente, 13-14 miglia al giorno con poche soste, portando uno zaino di almeno 20 kg sulle spalle ed un armamento che pesava altrettanto se non di più, costruire un accampamento completo alla fine di ogni giornata, smontarlo la mattina, mangiare frugalmente, dormire poco e in 10 in una tenda, e far tutto questo per anni e anni fino al congedo.
CITAZIONE Tutti gli elementi culturali li prendevano dai popoli sconfitti... E' vero, tuttavia molte cose le perfezionarono loro, soprattutto nell'ingegneria civile e militare. Quantomeno non facevano come i barbari che se ne disinteressavano. Molti imperatori furono grandi letterati, oppure esperti nell'ambito delle scienze, poeti, artisti, filosofi... Ma d'altronde il romano era pratico e pragmatico, non amava le mollezze greche che affievolivano l'animo.
CITAZIONE E la romanizzazione, che amalgamò la cultura all'interno dell'impero, causò scontri culturali con i popoli confinani: se prima, al confine coi Parti, la gente si comportava in modo più simile ai Partio che ai Romani romanizzandosi man mano che ci si avvicinava al cuore dell'impero, ora tutto anche al confine coi Parti ci si comporta da Romani, dimostrando una cultura profondamente deversa da quella dei Parti, accrescendo così la distanza e l'odio fra i popoli... Mah, in realtà, a meno che fosse dannosa per l'Impero, la cultura della tal popolazione veniva accettata, come la religione. Anzi, molti imperatori venerarono dei orientali (Eliogabalo, ad esempio) e poi, guarda caso, adottarono una religione orientale, quale è il Cristianesimo. Essi imponevano unicamente la loro lingua, come lingua ufficiale, la moneta, una guarnigione, tasse e istituzioni. La cultura locale veniva lasciata stare, ai Romani non interessava (fatta eccezione come detto, per realtà scomode come il Cristianesimo all'inizio, oppure i sacrifici umani in Gallia e in altre zone dell'Impero, o ancora i Baccanali).
CITAZIONE E poi i Romani non davano molta importanza agli artisti, tant'è vero che i musicisti, gli architetti, i pittori e gli scultori erano tutti schiavi... Ai Romani importava l'opera finita, e solo dal punto di vista estetico... Delle più grandi e famose opere romane non si consoce il creatore, ma si conosce solo il mandante... Nessun Fidia, ma solo tanti Pericle. Vero. Essi però contribuirono alla copia di molti originali greci ed è grazie a loro che ci sono pervenuti. Invero i commediografi, tragediografi, poeti, scultori, talvolta scrittori, maestri di scuola, erano spesso schiavi e quasi sempre orientali (e con questo intendo tutto ciò che si trova ad Est dell'Italia). Però una cosa, l'opera finita per i Romani aveva in primo luogo funzione pratica e solo in secondo luogo estetica. I Romani, con alcune eccezioni (Ortensio, Nerone, Adriano...) non amavano esibire troppo lusso e tendevano a vita spartana. Ovviamente non si può dir questo degli imperatori, ma io sto parlando del carattere in generale. Malgrado fossero schiavi però erano tenuti in grande considerazione nelle corti imperiali, almeno da quegli imperatori amanti della cultura.
Se devo scegliere una seconda civiltà, allora dico Cinesi.
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