1408

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  1. Kill Fede
     
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    Più che discreto horror/thriller odierno,appena visto,a cui allego la mia balorda recensione.



    1408:

    _”Non è disponibile”, verso cinguettato più volte alla richiesta di un John Cusack versione ghostbuster della carta stampata che vorrebbe una semplice camera d’albergo, ma non gliela si concede per via di un numero calamitaguai (1408) e per il fatto che sia stata in passato body count di suicidi e deliri vari. Enslin(Cusack) è(era) un abile e cinico scrittore autobiografico di un certo valore, riciclatosi a seguito della morte della figlia in macchiettaro di guide horror per turistas del paranormale. Insegue fantasmi e successo editoriale con egual foga, ma non trova né gli uni né gli altri. Imbeccato da una cartolina minatoria, decide di trasferire armi e bagagli al Dolphin hotel di N.Y, nido della vituperata stanza del titolo, alla ricerca del suo personale eden al contrario del terrore. Un devil Jackson tra Armani e Lucifero cerca di dissuaderlo a non prendere l’ascensore per l’inferno a colpi di cognac da 800 dollari e tristi dossier su macellazioni passate(e presenti).Ma nulla serve, ed Enslin procede impettito verso la bottega che vende tuttora la morte, forte del suo scetticismo spirituale(“C’è un dio lassù che ci protegge, che rende queste cose inesistenti”) e di un cinismo autoregistrato stile Rockerduck spinto. Finalmente un’inquadratura degna dell’immaginario Kinghiano, i fan(non cotti) del re del brivido possono gioire della riuscitissima uzumaki di tormenti e angosce, pressanti sensi di colpa e allucinazioni solide, evocate come diapositive ingiallite dal tempo, ma mai così vivide e terrificanti. La pesante claustrofobia cresce progressivamente come un miasma ribollente, trasformando la 1408 da semplice camera retrò con vista in tesseratto senziente senza uscite. Inevitabili i rimandi, dalle presenze allucinatorie sintonizzate su canale Ring (Shining), al senso di straniamento soffocato in fallimentari circuiti chiusi, con un muro infinito che sa molto da esterna su Cube. Geniale la scena dove Cusack mima sé stesso nella finestra dirimpettaia, un po’ meno il passo di leopardo nei condotti dell’aria condizionata, con annesso inseguitore deforme fuggito dal set di Descent - Discesa nelle tenebre(anche se il riconoscimento è dubbio).Il rossiccio regista Mikael Håfström(tanta tv, e un certo Derailed con la coppia Wilson-Cassel) firma un parto riuscito, dando alla sceneggiatura il taglio giusto per mantenere vivo lo spannung quanto basta nel nome di king King, anche se a volte il pulsante “sobbalzo” lo si sarebbe potuto centellinare meglio. La costruzione di un campionario di orrori a scatole cinesi funzionava benissimo, non si capisce perché ad un certo punto arrivi una cascata di acqua calda per allungare il brodo(il flashback della finta uscita dalla stanza) quando tutto sembrava andare per il meglio(almeno non per Cusack).L’innesco del final countdown poi è sublime, con la riparazione del termostato al mercurio(dopo che la stanza-forno era diventata “un vero inferno”) che fa da miccia di Sarajevo al malvagio meccanismo di tortura psicolabile, visibile nel display analogico della radiosveglia-detonatore di terrore crescente. Un po’stiracchiato il finale infuocato chez La Nona Porta, con solito flash over dove Einslin si bruciacchia un po’. Meglio il finalissimo, dove l’unico testimone non scosso della vicenda, il registratore portatile, riporta la conversazione tra il padre e la ghost son persa nella malattia tempo addietro, e ci manca quasi che la ritrovata neomogliettina ci lasci le penne per l’emozione. Sei teschi e mezzo…ma che dico…sette teschi e mezzo.

    7,5--->Federico"Kill"Cataldo

    Edited by Kill Fede - 26/11/2007, 11:17
     
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  2. LordSupernova
     
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    Visto e concordo, decisamente una bella sorpresa.
    La tensione si mantiene egregiamente per tutto il film, e diverse volte il sobbalzo sulla poltrona è inevitabile.
    Ottima interpretazoine del protagonista, molto ristretta ma comunque buona quella di Jackson.
    Ho preferito il primo tempo rispetto al secondo che perde lievemente il ritmo e la fine è un po' troppo drastica, anche se si riprende nella scena conclusiva, grottesca.
    Bello, bello e pauroso.
     
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1 replies since 25/11/2007, 18:36   51 views
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