Cabaret Voltaire

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. VikingFede666
     
    .

    User deleted


    Emuli delle avanguardie dadaiste del primo 900, i britannici Cabaret Voltaire hanno realizzato un'alchimia di elettronica, funk, psichedelia e sonorità esotiche destinata a influenzare le successive generazioni industrial, synth-pop e techno.
    Il Cabaret Voltaire, fondato a Zurigo nel 1916 dal regista teatrale Hugo Ball con un gruppo di artisti tedeschi, è stato la culla del dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali. Al Cabaret si tenevano mostre d'arte russa e francese, danze, letture poetiche, esecuzioni di musiche africane. Spettacoli provocatori e dissacranti che si trasformavano in autentici "eventi" culturali.

    Quasi sessant'anni dopo, a Sheffield (Inghilterra), tre studenti universitari appassionati di punk, funk ed elettronica, sognano di ripercorrere sul pentagramma gli esperimenti dei pionieri dadaisti di Zurigo. Sono Stephen Mallinder (basso/voce), Richard H. Kirk (chitarra) e Christ Watson (manipolazione nastri). Nel 1973 i tre fondano i Cabaret Voltaire, formazione destinata a lasciare un'impronta profonda su tutta l'evoluzione dell'industrial music di lì a venire.

    L'obiettivo dei tre è descrivere in musica il paesaggio urbano di Sheffield trent'anni dopo la guerra, ancora trasfigurato dalle bombe e dalle incurie urbanistiche. Si può dire che i Cabaret Voltaire stanno a Sheffield come i Joy Division stanno a Manchester."Il nostro progetto - racconta Richard H. Kirk - nasceva dalla noia, dalla mancanza di un futuro e dal bisogno di creare problemi". Nelle prime performance, il trio si presenta con synth, generatori di ritmo, fiati, suoni registrati e manipolati attraverso dei tape-recorder. Al crocevia tra futurismo d'avanguardia e pop, queste esibizioni valgono ai Cabaret Voltaire uno spazio significativo all'interno della nascente scena industrial di Throbbing Gristle e Clock Dva. I primi demo del trio fondono elettronica, funk, punk, psichedelia e world-music, accentuando gli aspetti "stranianti" di ognuno di essi. Gli esperimenti con i sintetizzatori (lanciati da Kraftwerk, Schulze e Neu!) si combinano con la psichedelia dilatata dei primi Pink Floyd e con sonorità esotiche, di matrice soprattutto asiatica. Ne sono un saggio il singolo "Nag Nag Nag", la cover "distorta" di "Here She Comes Now" dei Velvet Underground e l'Ep Extended Play.

    Sulla scia del successo della new wave "rumorista", guidata dai Throbbing Gristle, la band di Sheffield ottiene un contratto discografico con la Rough Trade, che darà alle stampe la trilogia composta da Mix-Up (1979), Voice Of America (1980) e Red Mecca (1981).

    L'approdo al formato del 33 giri con Mix-Up (1978) segna un debutto tra i più folgoranti della stagione "new wave". L'album è una miscela, per l'appunto, di musica funk ed elettronica, disturbata da sprazzi rumoristi, clangori metallici, pulsazioni claustrofobiche. Il tutto filtrato da una sensibilità sperimentale, oscura e visionaria. Un sound che trascina l'ascoltatore in una spirale caotica, che attrae e distoglie continuamente dal centro, in una sorta di gioco ossessivo. Le atmosfere sono tetre e raggelanti, grazie a brani di elettronica minimale come "Heaven And Hell" ed "Expect Nothing", mentre l'incalzante "Kirlian Photograph", vero gioiello del disco, ha un incedere oscuro: un semplice giro di basso sul quale poggiano rumori e suoni sintetizzati. Anche la voce viene trattata e filtrata elettronicamente. Il risultato è un originale ibrido tra musica industriale, dark-punk e dance atmosferica: un viaggio nei recessi più oscuri della mente, tra brividi thriller e stati di pura trance. Il disco entra nelle classifiche indipendenti inglesi e conquista la critica internazionale.Il successivo Ep Three Mantras (1980) è la prima incursione della band in strutture musicali non occidentali: vocalizzi arabi e sonorità indiane entrano nel loro sound, unendo idealmente, nel segno del "mantra", Asia ed Europa ("Western Mantra", "Eastern Mantra"). Nello stesso anno, l'altro Ep Voice Of America è invece un collage rumorista piuttosto velleitario, con piece confuse come "Damage Is Done", "Voice Of America" e "This Is Entertainment". Più incisivo, semmai, l'Ep 3 Crepuscule Tracks (1981), opera di transizione tra gli esordi "art-noise" e il successivo corso più "ballabile": svetta "Sluggin' fer Jesus (Part One)", che si accanisce contro i telepredicatori reazionari al ritmo di dance e con un sintetizzatore ipnotico sullo sfondo.

    Ma è con l'album Red Mecca (1981) che i Cabaret Voltaire recuperano il senso più autentico della loro "missione". I tre guerriglieri industrial di Sheffield sfoderano un'opera violenta e abrasiva, che riecheggia le deturpazioni sonore dei Chrome, accrescendo, al contempo, il battito dance. La loro musica vira verso forme di elettronica meno allucinate e avanguardiste, approdando a un suono più curato e ritmico, che si esprime in una forma-canzone, seppur "alienata". Su un fondale ritmico monotono e incessante si sussegue così un flusso continuo di eventi sonori, tra sferragliate di chitarra, melodie sintetiche e clangori metallici. Ne scaturisce una sorta di electro-industrial per discoteche dark, sublimato in brani come "Red Mask", "Sly Doubt" e "A Touch Of Evil" (cover del tema di Henry Mancini per l'omonimo film di Orson Welles).
    "Non abbiamo mai avuto un vero successo commerciale - racconta Richard H. Kirk - Alcune delle nostre intuizioni hanno però avuto una certa diffusione, e hanno influenzato parecchie persone, anche nel campo delle arti visive". Non si può dargli torto. Pionieri del rock industriale, precursori della techno, avanguardisti visionari del pop, i Cabaret Voltaire sono una delle formazioni più influenti della new wave britannica. Le loro intuizioni rumoriste hanno dato il là a tutta la scena industrial (dai Ministry ai Nine Inch Nails), mentre i loro poliritmi dance sono stati il trampolino di lancio per ottime band di synth-pop come Depeche Mode e New Order.L'ascolto di "Mix Up" è il minimo per capire questo splendido gruppo,oltre capire di riflesso il movimento industrial.Successivamente poi consiglio di assaporare "Red Mecca" e "Crackdown"(qui collaborano con Dave Ball) quest'ultimo di approccio maggiormente Dance(in che gruppo era il collaboratore..:) ? )...gourmet..

    DISCOGRAFIA:

    Extended Play (Ep, Rough Trade 1978)

    Mix-Up (Rough Trade, 1979)


    Live at the YMCA 27-10-79 (live, Rough Trade, 1980)

    Three Mantras (Ep, Rough Trade 1980)


    The Voice of America (Rough Trade 1980)


    3 Crépuscule Tracks (1981)


    Live at the Lyceum (Rough Trade 1981)

    Red Mecca (Rough Trade 1981)


    2 X 45 (Ep, Rough Trade 1982)

    Hail! Live in Japan (Rough Trade 1982)

    The Crackdown (Some Bizzarre/Virgin 1983)


    Johnny YesNo (Doublevision 1983)

    Micro-Phonies (Some Bizzarre/Virgin 1984)


    Drinking Gasoline (Some Bizzarre/Virgin 1985)

    The Covenant, The Sword and the Arm of the Lord (Some Bizzarre/Virgin 1985)


    The Drain Train (Ep, Doublevision, 1986)


    Golden Moments (Rough Trade 1987)


    Code (Manhattan 1987)


    Eight Crépuscule Tracks (Giant 1988)

    Listen Up with Cabaret Voltaire (antologia, Restless 1990)

    Living Legends (antologia, Mute 1990)

    Groovy, Laidback and Nasty (Parlophone 1990)


    Plasticity (Instinct 1993)


    International Language (Instinct 1993)

    The Conversation (Instinct, 1994)

    The Original Sound Of Sheffield '78/'82 (Superfecta, 2002)

    Radiation (Pilot 1998)

    Live at the Hacienda 83/86 (cherry red 2003)

    Methodology 74/78 (Mute 2003)

     
    .
  2. Signor Rossi
     
    .

    User deleted


    Posto il video di Sensoria, anche se aborro queste cose anni '80:

     
    .
  3. ForgottenTear
     
    .

    User deleted


    Io invece adoro gli anni '80, e Sensoria è un capolavoro dell'electro-industrial
     
    .
2 replies since 27/6/2007, 09:58   114 views
  Share  
.