Cop Shoot Cop

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  1. VikingFede666
     
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    Eredi della no wave ma anche della "Danza Moderna" dei Pere Ubu, i Cop Shoot Cop hanno realizzato alcuni dei più inquietanti capolavori industrial dell'ultimo decennio del '900. Tra rabbiose invettive, cupe visioni e agghiaccianti psicodrammi.Figli spirituali della no wave, che sconvolse l'underground americano intorno alla fine degli anni '70 con la sua ideologia ultranichilista (si ricordino, a tal proposito, band quali DNA e Teenage Jesus And The Jerks), i Cop Shoot Cop (d'ora in avanti: CSC) sono stati senza dubbio i più grandi esponenti della musica industriale dell'ultimo decennio del '900. Formatisi nel 1987, divennero subito un caso per la formazione senza chitarra e per la violenza di cui erano infarciti i loro brani.

    Dopo un periodo di rodaggio nel sottobosco alternativo, i nostri esordirono nel 1989 con due Ep: il primo a nome Headkick Facsimile e il secondo dal titolo Piece Man. Intanto la band si era assestata in un quintetto: Todd Ashley (voce e basso), James Coleman (campionamenti), Jack Natz (basso), David Ouimet (campionamenti), Phil Puleo (percussioni).

    Firmato il contratto con la Circuit, arrivò finalmente il momento della prima prova sulla lunga distanza: siamo nel 1990, e nei negozi arriva Consumer Revolt, devastante apologia negativa di New York (e dell'umanità tutta.). Come una sorta di "Modern Dance" degli anni '90, l'opera cancella in un colpo solo ogni prospettiva accomodante sul futuro dell'animal rationale. "This ain't no place for ideals / This is no time for change", dichiara con voce sinistra Ashley all'inizio di "Lo.Com.Denom", prima incursione in questo terrificante girone infernale. Fondali dissonanti, percussioni metalliche ed enfasi cannibalesca dipingono un mostruoso affresco, schizzato di un umore sinistro, ma al tempo stesso, ipnotico. Ashley è una sorta di Nick Cave in cattività: ogni suo verso è come uno sputo nello specchio dove si riflettono immagini raccapriccianti del nostro tempo. Il suo è l'annuncio del disastro prossimo venturo. Non gli interessano le conquiste dell'uomo, ma la sua bestialità, il suo meschino vagare verso l'apocalisse.Dalle suite industriali e drammaticamente concrete dei seminali Throbbing Gristle, agli agghiaccianti psicodrammi dei CSC, il passo è breve. Ma ciò che alla fine degli anni '70 era ancora in nuce, è oggi nient'altro che un terribile destino comune, pur se, paradossalmente, viene a coincidere con il ritorno all'individualismo più spinto.
    Consumer Revolt, il più grande attacco contro la società tecnocratica, possiede una forza d'urto spaventosa; ma, dopo tutto, il suo è un messaggio destinato a restare inascoltato; e, forse, per sempre.Il disco ottiene buone recensioni dalla critica specializzata, anche se, come era prevedibile, vende poco o niente. Poco male: passata alla britannica Big Cat, la band si chiude nuovamente negli studi di Brooklin per registrare White Noise (1991), lavoro molto più vicino al noise-rock. La carica esplosiva del disco precedente lascia il posto a una rabbia apparentemente più contenuta, quasi subdola. I nostri stanno transitando in un territorio più marcatamente musicale, ma senza abbandonare, per questo, l'originaria attitudine barricadera e oltranzista.Dopo questo ennesimo capolavoro, nel 1992 è la volta dell'Ep Suck City, che segue la scia del lavoro precedente. Si tratta di un'opera necessariamente minore, con tutti i limiti del lavoro di transizione.

    Sarà Ask Questions Later, dell'anno successivo, a rappresentare il perfetto punto d'equilibrio tra la dirompente carica industriale di Consumer Revolt e la relativa facilità d'ascolto di White Noise.

    I CSC scoprono la melodia, anche se in questo marasma ultra-stratificato (dove l'influenza di Foetus è innegabile) l'aspetto melodico, più che risultare l'elemento portante, finisce per essere un "segno" musicale tra tanti, perfetto per costruire potentissimi e abrasivi sermoni post-industriali, ma privo di qualsiasi valore se decontestualizzato. In sostanza, la band newyorkese sembra voler lasciare la melodia fine a se stessa all'odiato mondo della più squallida "muzak".
    Da un punto di vista di organico, l'album ufficializza l'arrivo ai campionamenti di Jim "Cripple Jim" Filler (che va a sostituire il dimissionario James Coleman); inoltre, sono da registrare la partecipazione di April Chung (violino), di Jim Colarusso (tromba) e di Joe Ben Plummer (sassofono).Altro grande capolavoro, Ask Questions Later è meno dirompente di Consumer Revolt, anche se, in ultima analisi, risulta più variegato sul piano compositivo, oltre che meglio prodotto. Da un punto di vista ideologico, quello dei CSC non è un messaggio di speranza, quanto, piuttosto, un grido disperato contro il tentativo dell'uomo di oscurare la verità del suo tempo con surrogati aberranti e indegni. Come nella "terra selvaggia" di jungeriana memoria, la musica diventa, allora, un avamposto per cercare di superare indenni le catastrofi morali e sociali del "tempo della povertà estrema" (Holderlin). Ma prima di iniziare la lotta, bisogna decidersi ad ammalarsi completamente, rinunciando a ogni pseudo-verità sull'intima essenza del mondo. Per questo, i CSC non regalano illusioni, ma solo immagini fedeli di questo scempio esistenziale. L'oggettivazione della modernità è preludio necessario al superamento della fase nichilisticamente estrema.Purtroppo,successivamente all'uscita di qualche disco di contorno,i CSC decidono di sciogliersi, dando vita, da un lato, ai Firewater (da non sottovalutare il loro "The Ponzi Scheme") e ai Red Expendables. Inoltre, James Coleman darà poi vita, insieme con Mauro Teho Teardo, agli Here.

    Geniali rinnovatori della musica industriale, vicini tanto alla solennità senza compromessi di Foetus, quanto all'anarchia ritmicamente febbricitante dei Big Black, i CSC hanno scritto pagine di una forza espressiva inquietante sui traumi psicologici della società di fine '900. La loro musica riecheggia il costruttivismo russo per la tensione geometrica con la quale le sorgenti sonore vengono amalgamate. Tuttavia, ciò che si agita nel sottosuolo è un urlo desolato di munchiana memoria.Il Trittico "Consumer Revolt-White Noise-Ask Questions Later" è assoluto e totale.Queste due parole rendono perfettamente il valore di questi capolavori e la vostra celerità nell'ascoltarli..pronti..VIA!...

    DISCOGRAFIA:

    Headkick Facsimile (Ep, Supernatural Organization, 1989)

    Piece Man (Ep, Vertical, 1989)

    Consumer Revolt (Big Cat, 1990)

    White Noise (Big Cat, 1991)

    Suck City (Atlantic, 1992)

    Ask Questions Later (Interscope, 1993)

    Release (Interscope, 1994)
     
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  2. VikingFede666
     
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    Nessuno conosce questi giganti..nessuno commenta...maledetti...tutti a commentar culi della lopez e postare su Rhianna...bah
     
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  3. Signor Rossi
     
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    Non li conosco. Myspace pelase.
     
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  4. VikingFede666
     
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    Eccolo http://www.myspace.com/copshootcopslackjaw

     
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  5. Signor Rossi
     
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    Da quello che ho potuto sentire, sono molto "vecchio stile".
     
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  6. VikingFede666
     
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    Ovvio che lo sono,parliamo pur sempre in ambito di anni 90'..secondo me possono piacerti discretamente..scarica "Ask questions Later" e fammi sapere ;)
     
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  7. defilord
     
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    "Ask Questions Later" e "Consumer Revolt" sono fra i miei dischi preferiti degli anni '90... gruppone coi controcazzi :] purtroppo l'industrial anni '90 è ancora troppo snobbato, non capisco bene perché... vedi anche i Vampire Rodents... fantasmi.
     
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  8. VikingFede666
     
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    QUOTE
    vedi anche i Vampire Rodents... fantasmi.

    Aperti pure quelli,zero risposte anche lì.
     
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  9. ForgottenTear
     
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    Questi non li conoscevo neanche io, grazie mille!
     
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  10. MirkoRagnarok
     
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    Ho ascoltato "Ask Questions Later" e devo dire che mi è piaciuto molto,in particolare Cut To The Chase e la canzone che mi è paciuta di più.
     
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9 replies since 27/6/2007, 10:06   119 views
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