At The Gates

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  1. Neuros
     
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    Apriti il cielo.
    Tutto quello che è melodic death e death/thrash lo si deve a loro.
    Anno 1986/1987. Influenzato dalla nascente scena death metal statunitense, dall altra parte del globo, precisamente in Svezia, un nuovo movimento musicale stava andando a formarsi. Nella capitale Stoccolma piccole band crescevano nell’underground, iniziando ad affermare il loro nome nella zona; piccole band formate da ragazzini brufolosi e con l’intento di stuprare i proprio strumenti nella maniera più brutale possibile, e alcune di loro, beh, non sono così sconosciute : Therion, Grave, Merciless, Dismember, Carnage, Treblinka (poi Tiamat) e Nihilist (poi Entombed).
    A pochissimi mesi di distanza, a 292 miglia a ovest di Stoccolma, sulla costa ovest della Svezia, a Gothenburg, un nutrito gruppo di amici e conoscenti, con la passione per la musica, iniziarono a cimentarsi con gli strumenti e formare band, che andavano a contrastare l’egemonia della capitale.
    Anch’esse influenzate dal death statunitense, ma in ugual maniera dalla scena thrash teutonica (Kreator, Sodom, Destruction), origine di un sound che nei tempi successivi avrebbe preso il nome di death/thrash. Alcune di queste erano Megaslaughter, Valcyrie, Conquest, Braindead e Desecrator (poi Ceremonial Oath e in seguito In Flames), Septic Boiler (poi Dark Tranquillity) e per finire, Grotesque e Infestation, nucleo della band che poco tempo dopo avrebbe preso il nome di At The Gates.
    Un gruppo di amici che comprendeva Tomas Lindberg (vocals), Anders Bjorler (guitars), Adrian Erlandsson (drums), Jonas Bjorler (bass), e Alf Svensson (guitars). Le influenze della band erano delle più disparate : dagli Slayer ai Candlemass, dai Death ai Paradise Lost e Anathema, dai Metallica ai Napalm Death. Nasceva così, il Gothenburg sound, meglio conosciuto come melodic death, che tanto scalporè provocò ai critici che coniarono il termine di New Wave Of Swedish Death Metal, chiaro riferimento alla corrente britannica degli anni ’80.
    Con questa scheda si presentarono al primo appello ufficiale, l’ep Gardens Of Grief [1991]. Un album ostico e oppressivo, un vortice oscuro di death, thrash e doom, capace ancora di spaventare i ragazzini che si fanno fighi di conoscere il solo Slaughter Of The Soul. A questo susseguirono tour con Entombed e Bolt Thrower, e proprio l’attività live, fece crescere esponenzialmente la band, portandola a scrivere il primo capolavoro : The Red In The Sky Is Ours [1992]. Un concetrato di death tecnico, thrash e intermezzi melodici e folk, nel quale i violini suonati da Jesper Jarold hanno aperto uno squarcio nel nuvo modo di intendere il death. Non paghi di ciò, bissarono il successo con il cupo e tagliente With Fear I Kiss The Burning Darkness, caratterizzato da un suono sempre più thrash e cupo, alternato a intermezzi acustici da brividi (sentire per provare “Raped By The Light Of Christ”). Alf Svennson lasciò la band per Martin Larsson, ma gravitando sempre intorno ad essa come vedremo, e il combo venne portato in tour da band quali Anthema e Cradle Of Filth. Correva l’anno 1993. Tre lavori in tre anni, mica male. E nel 1995, complice il lavoro dietro la consolle di quella volpe di Fredrik Nordstrom, diedero alla luce la loro opera summa, il loro masterpiece (a detta della critica) : Slaughter Of The Soul. Testamento di una band che decise di sciogliersi, , consapevole di non poter andare oltre gli enormi risultati conseguiti.
    Ma, qualcosa sfugge, parlavamo di un album all’anno, e dal 1993 al 1995 allora cosa è successo? Ah già un piccolo particolare che la critica dimentica spesso, anzi, sempre : nel 1994, venne dato alle stampe il grandioso e unico Terminal Spirit Disease.
    Sotto spoiler, i motivi della mia preferenza.


    SPOILER (click to view)

    AT THE GATES - Terminal Spirit Disease (1994-Peaceville)

    image

    Tracklist:
    1. "The Swarm" – 3:28
    2. "Terminal Spirit Disease" – 3:38
    3. "And the World Returned" – 3:06
    4. "Forever Blind" – 3:58
    5. "The Fevered Circle" – 4:11
    6. "The Beautiful Wound" – 3:52
    7. "All Life Ends" (Live) – 5:16
    8. "The Burning Darkness" (Live) – 2:15
    9. "Kingdom Gone" (Live) – 5:02


    Line-up:
    Tomas “Tompa” Lindberg – Vocals
    Anders Björler – Chitarra elettrica e acustica
    Jonas Björler – Basso e chitarra acustica
    Adrian Erlandsson – Batteria
    Martin Larsson – Chitarra

    Genere : melodic-death/thrash metal




    Sweden Rages, A New Era Is Born:
    E allora eccoci, al cospetto di una mastosa opera musicale in ambito estremo.
    Terminal Spirit Disease : il malessere, la malattia, il disagio di uno spirito terminale, morente.
    Un’aspra critica alla società e all’uomo, condotta nelle liriche taglienti come lame, memori di quelle di The Red…(un titolo che spazza ogni dubbio), opera di Tomas e dell’amico ed ex-chitarrista Alf Svennson. Individui sempre più alienati e abituati a dolore e sofferenza interiore, ignavi davanti a soprusi abusi. Ciechi dinanzi a una costante decadenza.
    Uno lieve scroscio di pioggia, il temporale che lento avanza, ecco come si apre in maniera solenne l’album, con l’adrenalinica The Swarm.
    E ben presto subentrano il cello di Peter Andersson e la viola di Ylva Waikstedt, a dare il benvenuto ai riff di Anders e Martin, che minacciosi si avvicinano alle orecchie, scorrendo veloci e supportati dal drumming furioso e singhiozzato di Adrian. Un esplosione e via. Tomas conduce le danze stuprando il suo microfono con uno scream lacerante, mentre la song procede senza pause, sostenuta dal basso sempre presente del fratello (gemello) di Anders, Peter, che da profondità alla song. I toni sono disperati, narrano di una fine che si sta vivendo, una crisi di costumi dalla quale è impossibile risollevarsi : “A Dead Nation Under A One Dead God”, sbraita Tompa, aprendo aprendo uno squarcio nel quale si infila il solo di Anders, fluido e semplice, che chiude le danze.
    Non un attimo di respiro, ed ad accoglierci è la tiltetrak, dal ritmo spezzato, con chitarre cupissime e batteria sincopata, che si apre una melodia maligna nel refrain, dove Tomas pare incarnare una bestia ferita, morente che cerca di graffiare attraverso le sbarre.

    “Can You Feel The Pain I Feel?
    I’ve Lost All Sense Of What Is Real
    I’m Lost, In A World I Detest”



    Il tupa-tupa di Adrian esplode subito dopo il ritornello, ma i ritmi tornano a farsi altalenanti e spezzati, un vortice sonoro, che cresce nel finale dove si presentano riff prima pesanti e grigi come pietra, ma che diventano con i secondo acide armonizzazioni, nuovo marchio di fabbrica della band, e sfociano in un solo, che riportando al motivo precedente, chiude al cardiopalma.
    Come avverrà con Into The Dead Sky in SOTS, la band sceglie di stemperare una così severa pesantezza con la strumentale And The World Returned.
    Tre minuti dove le chitarre classiche dei due fratelli Bjorler disegnano arabeschi tristi e sognanti, che si fondono con i lievi respiri del violino di Ylva e del cello di Peter, chiudendo gli occhi, si può divenire un tutto uno con il cielo stellato, porta dell’universo, nel quale il nostro mondo corrotto, non è che un insignificante puntino, perso nell’infinito dello spazio. E la pausa finisce qui.
    Perché arriva come un pugno nello stomaco la veloce e violenta Forever Blind. Riff che si inseguono e si fondono insieme, creando un muro sonoro che fende l’aria, veloce, velocissimo, sostenuti dal drumming massiccio e vario di Adrian, che dimostra di non essere mero operaio dello strumento, ma artista versatile e ingegnoso. Architetture sonore che si elevano alte nel corso della song, salgono, sempre di più, ma nel ritornello, come falchi alla vista di una preda, si fondano verso il basso e colpiscono, colpiscono duro, in maniera scaltra e intelligente, cambiando posizione a ogni secondo. Un banchetto ideale dove siedono capotavola, Tomas e la sua rabbia:

    “It Is Our World
    It Has Been Stolen From Us, Bastards”



    Una dichiarazione di intenti semplice ma d’effetto sicuro, davanti alla quale si può solamente temere e ammirare allo stesso momento. Come di consueto a fine song si apre un solo, stavolta velocissimo e meno melodico, in linea con il carattere acido della song, il linea, con la filosofia di Tompa.
    Una vita che non ha più niente da dire e soprattutto da dare, un circolo vizioso dal quale è impossibile uscire, questa è Fevered Circle. I tempi rallentano, il drumming di Adrian si sparge come pece su tutta la song, le vocals di Tompa si fanno un attimo più profonde incisice, mentre il duo Bjorler-Larsson si diverte a crare riff possenti alternati a brevissimi solo (in questa maniera si apre la song infatti). Una struttura che influenzerà decine di band, prima fra tutte i Machine Head. Il ritmo fa impazzire come un singhiozzo cronico, e porta a impazzire, difatti la song è deviata e psicotica nel suo incedere, viziosa come il cerchio descritto nel titolo.
    E l’album finisce con la sfuriata finale di The Beautiful Wond che riprende gli arabeschi chitarristici cari a With Fear I Kiss The Burning Darkness, veloci e melodici, bestiali nel loro incedere. I riff sono imponenti, impossibile reistergli, dove è evidente un richiamo al rifferama thrash di band come Slayer e Kreator : la rabbia dei primi, la cura nei particolari e la melodia dei secondi. Un sound che verrà interpretato in maniera divina dai The Haunted dello straordinario esordio omonimo (mica per altro ci militavno i due fratelli Bjorler e Adrian). E nel finale chiuso si sentono i suoni futuri di Slaughter Of The Soul.
    Le rimanenti tre song sono dei brani live inseriti soprattutto per raggiungere un minutaggio necessario alla pubblicazione, ma per onore di cronaca sono All Life Ends da Gardens Of Grief , Burning Darkness da WFIKTBD e Kingdom Gone da The Red In The Sky Is Ours.
    Un album dimenticato da tutti poiché oscurato dall’esplosione mediatica di Slaughter…ed è un peccato, poiché l’espansione deal death metal melodico e la nascita del famigerato metal-core si deve, se andiamo ad ascoltare bene le band influenzate dagl ATG, proprio da quest album, dove la violenza cammina a braccetto con le armonizzazioni fondamentali per il genere, che verranno meno in SOTS, a favore di un sound maggiormente improntato sul thrash, e dove farà capolino anche l’anima hardcore della band. Ascoltatelo e amatelo, perché non ha niente da invidiare al blasonato (a ragione eh, per carità) successore.

     
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  2. Kvaltd
     
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    CITAZIONE (Neuros @ 28/6/2007, 21:23)
    Tutto quello che è melodic death e death/thrash lo si deve a loro.

    Ai Carcass,please.
    Comunque band immensa con,fra l'altro,dietro le pelli il più grande batterista di tutti i tempi.
     
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  3. Neuros
     
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    CITAZIONE (Kvaltd @ 29/6/2007, 09:32)
    CITAZIONE (Neuros @ 28/6/2007, 21:23)
    Tutto quello che è melodic death e death/thrash lo si deve a loro.

    Ai Carcass,please.
    Comunque band immensa con,fra l'altro,dietro le pelli il più grande batterista di tutti i tempi.

    Heartwork è del 1994, The Red...e With Fear rispettivamente del 1992 e del 1993.
     
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  4. Eliot.
     
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    CITAZIONE (Kvaltd @ 29/6/2007, 09:32)
    CITAZIONE (Neuros @ 28/6/2007, 21:23)
    Tutto quello che è melodic death e death/thrash lo si deve a loro.

    Ai Carcass,please.

    Bingo.

    Preferisco "Slaughter Of The Soul" a "Terminal Spirit Desease".
    "SOTS" è, a parer mio, uno dei cd più belli che una band di un genere così scarno abbia mai prodotto.
     
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  5. Kvaltd
     
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    CITAZIONE (Neuros @ 29/6/2007, 10:55)
    Heartwork è del 1994, The Red...e With Fear rispettivamente del 1992 e del 1993.

    Sì,peccato che i primi due dischi degli At The Gates non siano death melodico,o almeno,non quello del quale si sta parlando in questo thread.

    Edited by Kvaltd - 29/6/2007, 14:42
     
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  6. VikingFede666
     
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    CITAZIONE
    "SOTS" è, a parer mio, uno dei cd più belli che una band di un genere così scarno abbia mai prodotto.

    Stesso parere :)
     
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  7. Neuros
     
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    Eh vabbè, andate a risentire With Fear... e poi ne riparliamo ;)
     
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  8. M.G.
     
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    Gran bel gruppo. L' unico di questo genere che mi piace.
     
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  9. M.G.
     
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    A proposito.... Ma dove sarebbe il Melodic?
     
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8 replies since 28/6/2007, 20:23   86 views
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